Il sostegno a pazienti oncologici

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“Ogni giorno in Italia si scoprono 1.000 nuovi casi di cancro”, informa l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro: http://www.airc.it/cancro/cos-e/statistiche-tumori-italia/

 

L’età è uno dei principali fattori di rischio e la speranza di vita, sappiamo, continua ad aumentare.

 

Se da una parte, l’incidenza di cancro è più elevata (e non soltanto in Italia), dall’altra aumentano anche le persone che hanno avuto un cancro. In altri termini, si muore sempre di meno di cancro. Grazie alla ricerca, alle nuove terapie e alla prevenzione.

 

Pertanto, per tutti questi pazienti o ex pazienti sopravvissuti all’esperienza oncologica, esiste una vita-durante e una vita-dopo il cancro. L’esperienza di questa malattia non lascia indenni, ma trasforma nelle profondità del proprio essere coloro che ne sono colpiti.

 

Molti cominciano a vivere davvero solo dopo l’incontro con tale malattia: riscoprono il gusto delle piccole cose, degli affetti veri; imparano a relativizzare quelli che prima sembravano crucci o ostacoli insormontabili; scoprono il vero senso della propria esistenza …e di quella dei propri cari; trovano in sé la forza di costruire, trasformare, combattere, accogliere…soprattutto i limiti del proprio corpo martoriato dai segni rimasti.

 

La malattia mette a confronto con la fragilità che a volte porta a scoprire la forza latente; con la paura che può’ trasformarsi in coraggio; con la disperazione che a volte lascia il posto all’accettazione.

 

L’esperienza del cancro trasforma in profondità perché tocca le corde dell’esistenza stessa e porta a confrontarsi con i grandi temi, quello della morte in primis.

 

Elisabeth Kübler-Ross, Marie de Hennezel, Jean-Yves Leloup, David Servan-Schreiber sono alcuni dei pensatori umanisti ricercatori che influenzano il mio lavoro con i pazienti oncologici. Un percorso terapeutico individuale che si apre:

 

  • * alla speranza, alla forza interiore, al coraggio di far fronte, di accogliere, accettare, trasformare;
  • * al riapprendere ad amare il proprio corpo deteriorato dagli assalti della malattia;
  • * all’accettazione, seppur faticosa e sofferente, dei nuovi limiti, dell’ineluttabile, del sentimento di impotenza;
  • * al desiderio di reinventare la propria vita professionale;
  • * alla voglia di trovare la serenità in se stessi e saperla condividere con i propri cari;
  • * a far pace con sé stessi, a congedarsi, quando ancora si é in tempo;
  • * …

 

Accompagnare il paziente oncologico significa supportarlo psicologicamente in ognuna di queste fasi, facendo leva sulle risorse interne al paziente stesso; e soprattutto implica prendere in carico con lui quella sofferenza spesso negata, intima e silenziosa: la sofferenza spirituale, che nasce dall’assenza di senso. Cosa fare quando non c’è più nulla da fare?

 

Negli ospedali, negli ambulatori medici ci si prende cura soprattutto dei corpi malati. E che ne è della vita affettiva, interiore, spirituale dei pazienti?

 

Far parte di un gruppo di pazienti o ex pazienti oncologici o anche di persone a loro vicine costituisce un’esperienza cardine, rassicurante, confortante, dove la condivisione, l’espressione dei propri vissuti, pensieri, emozioni allevia il sentimento di solitudine/esclusione; rafforza la capacità di esprimere catarticamente il peso intrinseco al dolore e alla sofferenza; stimola il sentimento di appartenenza, di empatia, di sostegno reciproco.

 

Per prendere parte a un gruppo di pazienti o ex pazienti oncologici, o per avere informazioni : tel. 347 7022829 o scrivi a: ignazioip@hotmail.com